![]() di Robert Todd Carroll
Versione italiana a cura di Dario Ventra |
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CARLOS (BEFFA DI - )
“Carlos” è il nome di un presunto spirito di 2.000 anni fa, “…si guardò videocassette di gente che parlava con
voce strana, fingendo di essere in contatto con altri mondi, e immediatamente
ne prese spunto. Alla fine andò in Australia e si esibì nella sua performance
al Teatro dell’Opera di Sydney, di fronte a un pubblico rapito che maneggiava
cristalli, rosari e quant’altro, attratto ed estasiato da quest’uomo sul palco,
José Alvarez, il quale presentava lo Spirito di Carlos, vecchio di ben 2000
anni. La sua esibizione fu molto convincente, di fatto migliore di quella dei
“veri” channelers! Comunque tutto quello che fece in quelle occasioni fu
intenzionalmente falso. Alla conferenze stampa si inventò quotidiani e riviste,
nonché città, stazioni radio e televisive, e molto altro di assolutamente
inesistente. Allestì finte riprese di false interviste radiofoniche e
apparizioni teatrali che non avevano mai avuto luogo. E pensare una semplice
telefonata negli Stati Uniti avrebbe potuto svelare che tutta la storia altro
non era che una messinscena! Persino dopo che tutto questo fu dichiaratamente
rivelato allo spettacolo televisivo Australian Sixty Minutes, una settimana
dopo l’esibizione al Teatro dell’Opera, molti continuarono semplicemente a credere
in “Carlos” e ai suoi messaggi privi di significato.” – (Randi, corrispondenza
personale.) Per Alvarez l’ideazione del personaggio di Carlos fu un vero esperimento
teatrale, per vedere quanto in là sarebbe riuscito a spingere la sua creatura.
Il suo scopo primario non era certo quello di far passare tanta gente per
scema, sperava anzi di contribuire a liberare tanti da credenze infondate.
Tuttavia il risultato dell’esperimento parve dimostrare quanto sia facile
creare un vero e proprio culto dal nulla, e come, anche qualora la verità sia
loro mostrata, molti rifiutino di accettarla. La beffa di Carlos dimostrò
inoltre quanto i mezzi di comunicazione di massa siano privi di senso critico e
facili vittime di raggiri nel campo del paranormale e del soprannaturale.
Invece di essere interessati ad esporre la verità e i fatti, i responsabili dei media si
dimostrarono ossessionati dal fenomeno “Carlos”, trasformandone il personaggio,
da farsa che era, in mito. Il personaggio che Alvarez aveva ideato con tanta
dedizione fu letteralmente travisato dalla stampa. I vari mezzi di
comunicazione non avrebbero nemmeno avuto bisogno di condurre un minimo di
ricerca dietro le quinte per scoprire che Carlos non era autentico, in quanto
l’indizio principale era stato loro fornito su di un piatto d’argento: Alvarez
si esibiva gratis! Vendeva cristalli di Atlantide, ma prendeva ordinazioni dal
pubblico senza riscuotere subito il denaro. E ogni giornalista dovrebbe sapere
che il primo segno distintivo di un “vero” guru è l’avidità… José Alvarez aveva gabbato un continente intero con la propria arte
recitativa, ma aveva anche creato un qualcosa che i media e il suo
stesso pubblico avrebbero plasmato indipendentemente dal suo contributo, per
appagare le loro propensioni. Un’importante lezione da trarre qui è l’adagio
tipico di ogni illusionista: l’inganno richiede cooperazione. Un’altra
possibile lezione è che il bisogno di credere in qualcosa (come un qualunque
“Carlos”, ad esempio) si rivela così forte in certe persone da non poter
sperare che esse ne siano mai del tutto
affrancate. Alvarez continua a viaggiare per il mondo, proponendosi come un “Carlos”
in versione più blanda rispetto all’originale interpretazione australiana. Fa
la sua comparsa su canali televisivi diffusi a scala mondiale, e si esibisce di
fronte a un vasto pubblico, coinvolgendo i presenti in discussioni sui maestri
spirituali e sui rischi di accettare passivamente idee che non vengono messe in
discussione. Il suo vero scopo…? Illuminare le menti della gente. La sua
esplorazione attiva della natura del carisma, del credere, del potere, e di
come questi siano strettamente interdipendenti, è stata anche esposta alla
Biennale del Whitney Museum of American Art a New York nel 2002. |
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updated 11/21/10 |